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L’Associazione Provincia Democratica continua la propria attività politico culturale con un nuovo evento dal titolo “La nuova cristianità perduta. Pietro Scoppola, dal saggio del 1985: un’eredità liberale da riscoprire e l’impegno dei cattolici in politica”.
Partendo dall’articolo pubblicato lo scorso 30 gennaio sull’Avvenire “Scoppola, un’eredità liberale da riscoprire” , l’autore Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico comparato presso La Sapienza” di Roma, con il prezioso contributo di Roberto De Vito, consigliere nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, Claudio Sardo, giornalista già Direttore de l’Unita’ e membro della Fondazione Achille Grandi delle Acli, hanno analizzato la categoria Maritainana ripresa da Scoppola nel testo del 1985 della “nuova cristianità” che animò la stagione dell’impegno dei cattolici per la costruzione dell’Europa Democratica dopo la seconda guerra mondiale, nel contesto di una società fortemente permeata di valori cattolici. Nella stagione feconda di riforme e di radicamento della vita democratica, di scelte fondamentali per l’Italia e per l’Europa grazie all’azione delle forze e dei leader di ispirazione cristiana come De Gasperi, Adenauer e Schumann, la secolarizzazione della società ha minato progressivamente le basi della “nuova Cristianità”, tanto intensamente da essere declinata come “perduta” da Scoppola, il quale, intuendo il percorso del nostro Paese che avrebbe portato ad una democrazia matura e di alternanza, con i cattolici impegnati in forze e schieramenti politicamente alternativi, ha indicato i temi e le sfide che attendono le culture politiche di ispirazione cristiana nel centrodestra e nel centrosinistra.
Il confronto presieduto da Paolo Ciampi per l’Associazione Prov. Dem. e moderato da Valentina Mattei, grazie agli interventi dei relatori ed in particolare del Prof. Ceccanti hanno evidenziato alcuni punti tra cui:
• Il richiamo di Scoppola all’originalità del pensiero degasperiano, incentrato sull’atlantismo e l’europeismo
• La necessità per i cattolici dei due schieramenti, venuta meno ovviamente la casa comune democristiana, di essere in grado di produrre mediazioni nuove, su una linea di cattolicesimo liberale e non confessionale per il centrodestra; nel centrosinistra in particolare evitare forme di profetismo mondano, di terzomondismo emotivo, neutralismo, pacifismo utopico su una linea di cattolicesimo democratico.
Le cronache di questi giorni attualizzano, in termini di assoluta preoccupazione, i grandi temi dell’atlantismo e dell’europeismo seriamente messi in discussione dalla politica di Trump e dalla sfida che regimi totalitari e dittatoriali lanciano alle democrazie in tutto il mondo.
Il conflitto armato in Ucraina e in Europa è dovuto all’aggressione criminale della Russia ai danni dell’Ucraina che ha diritto di difendersi e che occorre sostenere anche militarmente. Le tentazioni pacifiste hanno come conseguenza la resa, la perdita di libertà e di autodeterminazione del popolo aggredito . I cattolici così non possono rifugiarsi nel pacifismo che non porta alla pace ma alla resa e all’ingiustizia. La pace non è semplicemente «assenza di guerra armata o di sangue versato» scriveva Mounier, nel suo “I cristiani e la pace”, pubblicato nel 1939, mentre Hitler invadeva la Polonia.
La stessa Chiesa nel Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et Spes afferma “la pace non è la semplice assenza della guerra (Is 32,7)”, “la guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra … una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni” (n. 79).
Concetti di strettissima attualità che si collegano al diritto internazionale sancito dall’Onu sul diritto di difesa e del diritto di sostenere ed aiutare chi è aggredito.
Claudio Sardo ha richiamato alla radicalità del Vangelo e al pontificato di Francesco così forte sul tema della pace. Ceccanti ha poi espresso preoccupazioni per cui sul piano dell’agire politico non possiamo che riconoscerci nella lezione di De Gasperi, il quale, proprio alla luce di quanto sopra indicato e nella corretta interpretazione dell’art. 11 della Costituzione, perseguì il disegno di protezione della pace attraverso il progetto realizzato della NATO, che vide l’Italia come paese fondatore e che ha assicurato 80 anni di pace, sicurezza e libertà all’Europa e della Comunità Europea di Difesa a cui lavorò con grande impegno, preoccupato del futuro dell’ Europa, progetto però affossato dal voto nel Parlamento francese nel 1954.
Il PD, oggi partito più europeista in Italia grazie al contributo del cattolicesimo democratico e dei riformisti in generale, dovrebbe approntare un’alleanza senza ambiguità e respingere l’inaccettabile deriva di Conte, per assumere una posizione di leadership sulla necessità di dare subito vita agli Stati Uniti d’Europa e di garantire il pieno sostegno, anche militare, all’ Ucraina da integrare immediatamente nella UE.
Il PD potrà così incalzare e sfidare la Presidente Meloni e tutto il centrodestra, compresa Forza Italia, nel raccogliere la sfida europeista.
Associazione Provincia Democratica