Ieri mattina, presso la tenuta di Carano della Famiglia Ravizza Garibaldi, si è svolta la cerimonia commemorativa del 163° Anniversario dall’Unità d’Italia e per i 150 anni trascorsi dall’arrivo di Menotti Garibaldi a Carano.
Dopo il raduno delle associazioni combattentistiche e d’arma, delle autorità civili e militari, degli studenti delle scuole Menotti Garibaldi e Gianni Orzini e la celebrazione della santa messa officiata dal parroco di Campoverde Don Andres, il corteo ha raggiunto la tomba del condottiero per la deposizione della corona d’alloro da parte dell’amministrazione e per l’omaggio floreale da parte degli Istituti comprensivi.
Il sindaco Lanfranco Principi ha voluto donare un encomio alla signora Costanza Ravizza Garibaldi, in segno di riconoscenza per l’impegno volto a tenere viva la memoria storica di quei luoghi.
Di seguito il discorso integrale del Sindaco Lanfranco Principi
Buongiorno a tutti,
rivolgo un saluto caloroso alle forze dell’ordine, alle associazioni combattentistiche e d’arma, agli studenti e alle loro insegnanti, ai cittadini presenti.
Un particolare ringraziamento alla famiglia Ravizza Garibaldi, che ci ospita nella splendida tenuta dove 150 anni fa si insediò Menotti Garibaldi, figlio primogenito di Giuseppe Garibaldi e Anita.
Il casale e la tomba di Menotti Garibaldi sono dei luoghi ricchi di storia e di cultura, tanto importanti da aver dato il nome al quartiere periferico di Carano-Garibaldi. Alla figura di Menotti si lega l’importante gemellaggio tra Mostardas in Brasile e Aprilia, rispettivamente città natale del condottiero e quella dove oggi si trovano sepolti i suoi resti. La scrittrice brasiliana Elma Sant’Ana fu ispiratrice di quel gemellaggio e il senso di riconoscenza che nutriamo nei suoi confronti ci induce a riflettere sulla possibilità di rendere concreto il legame con la nostra città, attraverso il riconoscimento della cittadinanza onoraria.
Menotti non fu soltanto pioniere nell’opera di bonifica di queste terre appartenute al clero e che gli furono concesse in enfiteusi perpetua il 9 Dicembre 1874, una volta portato a termine il compito di rendere l’Italia un paese unito. Egli inizio la sua carriera militare da soldato semplice e si congedò con il grado di generale, dopo aver combattuto al fianco del padre Giuseppe e dell’esercito dei Mille, affinché il nostro paese potesse sorgere dalle ceneri dei governi frammentati presenti sulla penisola, godere finalmente della sua indipendenza politica, ormai libero dal dominio delle potenze straniere.
Il 17 Marzo 1861 re Vittorio Emanuele II proclamò in Senato la nascita dello stato italiano, assumendone la guida e dando inizio di fatto alla storia d’Italia come paese libero e indipendente. Una data colma di significato: ebbe inizio allora il processo per l’unificazione politica dello Stato, completata solo nei decenni successivi, prima con la conquista di Roma il 20 Settembre 1870 e in seguito alla Prima Guerra Mondiale, con l’annessione di Trento e Trieste.
Ogni anno il 17 Marzo, ci ritroviamo a celebrare le nostre radici, quell’indipendenza conquistata attraverso l’arte della diplomazia, ma anche attraverso le lacrime e il sangue. Ritroviamo quel senso di unità e di orgoglio attraverso i nostri simboli: la nostra Costituzione, la nostra bandiera tricolore e le parole del nostro inno, che richiamano alla mente il sacrificio, i sogni e le speranze di tanti giovani che prima del 1861 hanno dato la vita per seguire un ideale. Un ideale che il 17 Marzo torna in vita, a ricordarci l’importanza di lottare ogni giorno per difendere i nostri valori e quello in cui crediamo.