“I problemi nel reperire il personale che dovrebbe rendere fruibili nella loro totalità i servizi erogati dalle Case di Comunità non ci sorprende. Avevamo sollevato la questione già nel periodo dell’emergenza Covid prevedendo che, se non si fosse intervenuti urgentemente, gli organici non sarebbero stati sufficienti a soddisfare le richieste per rendere attive tante strutture della sanità territoriale. Pensare che avevamo ragione non ci è di nessuna consolazione” dichiara Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute. “350 sono le Case di Comunità aperte ad oggi – prosegue il sindacalista – e l’obiettivo da raggiungere alla data di giugno 2026, per soddisfare la quota minima richiesta dal Pnrr, è di 1.038. Ma se non sarà garantito il numero minimo di operatori sanitari, così da renderle attive al 100%, a cosa serviranno? I cittadini chiedono di poter usufruire, come sancito dalla Costituzione, di assistenza sanitaria e la medicina del territorio, con Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Territoriali Operative è stata pensata anche per questo scopo. Lo sforzo del Governo e del Ministro Schillaci per affrontare la carenza degli organici è testimoniato dallo stanziamento di 250 milioni di euro nel 2025, che diventeranno 350 nell’anno successivo, per procedere a nuove assunzioni a cui si aggiunge anche la possibile eliminazione dei tetti di spesa. Nell’immediato però le case di Comunità restano vuote, con poche unità in servizio tra medici e infermieri, operando spesso al minimo di quanto stabilito e causando un ennesimo corto circuito nell’erogazione dell’assistenza. Questo non è tollerabile. Bisogna intervenire con la massima urgenza per evitare, come avevamo già significato al Ministro Schillaci durante un incontro avvenuto a giugno del 2023, che queste strutture non siano ennesime cattedrali nel deserto” conclude Giuliano.